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Domenica 19 luglio 2009
Domenica 19 luglio 2009
primo giorno - Papeete.
Evviva!!! Sono ritornato in Polinesia.
Arrivo a Papeete con il volo di Air Tahiti Nui da Parigi via Los Angeles con 50 minuti di ritardo. C’è la solita accoglienza, un trio con mandolino, ukuele e contrabasso fatto con un bidone, suonano canzoni antiche polinesiane, ci danno un fiore di tiarè da mettere sull’orecchio destro se siamo in cerca di avventure amorose, sull’orecchio sinistro se il nostro cuore è impegnato. La temperatura è di 24° aria secca senza umidità e senza odori di fiori. Nessun problema di dogana e controllo fitosanitario, che invece viene fatto per i residenti in Polinesia. Il sogno è diventato realtà... sono riuscito a ritornare in Polinesia.
Ad aspettarmi c’è una donna con un cartello con scritto il mio nome, non mi da il benvenuto e neanche collane di fiori ma mi invita ad andare allo sportello bancario a cambiare valuta, non mi aiuta con il bagaglio e devo trasportarlo con il carrello e caricarlo nel pulmino, veloce tragitto sino alla pensione dove mi chiedono di pagare il transfert all’autista del taxi, rifiuto perché ho già pagato in Italia tramite l’agenzia la camera con prima colazione ed il transfert. Mi assegnano una camera con bagno in comune che rifiuto e mi faccio dare una altra camera con bagno privato per come avevo prenotato. Una indispensabile doccia calda e subito a letto.
Arrivo a Papeete con il volo di Air Tahiti Nui da Parigi via Los Angeles con 50 minuti di ritardo. C’è la solita accoglienza, un trio con mandolino, ukuele e contrabasso fatto con un bidone, suonano canzoni antiche polinesiane, ci danno un fiore di tiarè da mettere sull’orecchio destro se siamo in cerca di avventure amorose, sull’orecchio sinistro se il nostro cuore è impegnato. La temperatura è di 24° aria secca senza umidità e senza odori di fiori. Nessun problema di dogana e controllo fitosanitario, che invece viene fatto per i residenti in Polinesia. Il sogno è diventato realtà... sono riuscito a ritornare in Polinesia.
Ad aspettarmi c’è una donna con un cartello con scritto il mio nome, non mi da il benvenuto e neanche collane di fiori ma mi invita ad andare allo sportello bancario a cambiare valuta, non mi aiuta con il bagaglio e devo trasportarlo con il carrello e caricarlo nel pulmino, veloce tragitto sino alla pensione dove mi chiedono di pagare il transfert all’autista del taxi, rifiuto perché ho già pagato in Italia tramite l’agenzia la camera con prima colazione ed il transfert. Mi assegnano una camera con bagno in comune che rifiuto e mi faccio dare una altra camera con bagno privato per come avevo prenotato. Una indispensabile doccia calda e subito a letto.
Libero Gatti